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Estinzione dell’Olocene – La sesta estinzione

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Con l’espressione “Estinzione dell’Olocene” (o semplicemente “Sesta estinzione”) ci si riferisce all’estinzione di massa dell’Olocene (l’epoca geologica più recente) derivante prevalentemente dall’attività umana.
Il gran numero di estinzioni si estende su numerose famiglie di piante e animali, tra cui mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e artropodi. Con il diffuso degrado di habitat altamente “biodiversi”come le barriere coralline e la foresta pluviale, così come in altre aree, si ritiene che la maggior parte di queste estinzioni non sia documentata. L’attuale tasso di estinzione delle specie è stimato da 100 a 1.000 volte superiore rispetto ai tassi di naturali. 

Nell’estinzione dell’Olocene si include anche la scomparsa delle specie appartenenti alla cosiddetta megafauna come conseguenza dell’ultima era glaciale. Molte specie risentirono particolarmente dell’insediamento dell’essere umano. Certo non si può definire con certezza l’insieme dei fattori che causarono l’estinzione di molte specie, ma pare che l’arrivo dell’essere umano in differenti continenti coincida con l’estinzione della megafauna. E’ probabile che l’eccesso dell’attività di caccia unito alle condizioni di stress dovute al cambio climatico abbiano causato il tutto.

Tuttavia, l’estinzione di massa più preoccupante è quella causata dall’attività dell’uomo moderno. L’ecologia dell’essere umano è descritta come quella di un superpredatore globale senza precedenti la cui attività ha conseguenze in tutto il pianeta sulle reti alimentari.

L’attività principale che contribuisce a tutto questo è la zootecnia, con particolare peso del consumo di carne e del pesce, più tutte le conseguenze di queste pratiche: acidificazione degli oceani, contaminazione delle fonti idriche, desertificazione, deforestazione, emissioni di CO2 e riscaldamento globale (quindi scioglimento progressivo dei ghiacciai ed innalzamento del livello dei mari), distruzione degli habitat naturali, più molte altre. Tutte cose che oltre ad essere dannose per tutti gli abitanti del pianeta contribuiscono appunto alle estinzioni.

Come ha affermato anche Niles Eldredge, il più noto paleontologo americano vivente, “stiamo assistendo alla più grande e rapida estinzione della storia della Terra”. Attualmente vengono cancellate 30000 specie dalla faccia della Terra ogni anno, 3 ogni ora. Entro un secolo la biodiversità del pianeta sarà probabilmente stata ridotta del 25%. Il celebre etologo italiano Danilo Mainardi ha confermato la drammaticità della situazione attuale, convenendo che l’attuale crisi della biodiversità è ormai riconosciuta dalla comunità scientifica come la peggiore degli ultimi 65 milioni di anni. Sarebbe a dire, dall’estinzione dei dinosauri, ma con una differenza: per la scomparsa dei dinosauri ci sono voluti milioni di anni. Oggi una persona anziana potrebbe ricordarsi di animali visti da giovane che oggi non esistono più.

Bisogna prendere atto che oltre ad avere sviluppato una civiltà il cui funzionamento si basa sulla totale reificazione e distruzione di tutto ciò che ci circonda, stiamo distruggendo noi stessi. Quella Natura di cui parliamo con distacco (o peggio superiorità) è in realtà ciò che siamo. Infatti, oltre agli evidenti problemi che abbiamo a livello pratico per via della devastazione che creiamo, non siamo adatti a vivere in questo modo e dunque non siamo felici (https://tinyurl.com/yb582mpq).

Il benestare delle varie specie del pianeta (noi compresi) dipende dal suo benestare, così come il benestare degli ecosistemi in generale dipende dall’armonia e dall’equilibrio con cui i soggetti che ne fanno parte interagiscono.

fonte: Mosca Bianca

in foto: una montagna di teschi di bisonte (link)


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